lunedì 9 aprile 2012

a proposito di... Minima Mercatalia (parte II)

"Sarà bene soffermarsi ulteriormente su questo punto cruciale, ossia sul nesso tra verità e storia o, da una diversa angolatura, tra eternità e divenire. Esso rappresenta infatti il 'segreto' della dialettica di Hegel", Minima Mercatalia, p.53
Questa citazione, tratta dal secondo paragrafo del primo capitolo dell'opera, fa parte strutturalmente già, in effetti, del terzo: conclude il paragrafo nel quale si colloca, per introdurre l'argomento al quale è interamente dedicato il paragrafo successivo. 
Per il lettore che segue questo "viaggio" personale tra le pagine di Minima Mercatalia, dunque, il passo non dice nulla sul capitolo 1.2, mentre dice molto sui gusti di chi legge!
Rimandando dunque al testo per il contenuto effettivo del secondo paragrafo (che merita, non soltanto per l'economia dell'opera, ma soprattutto per alcune "chicche", per esempio su "idiotismo specialistico", un riferimento al geniale Lukàcs, p.44), non desidero altro che tornare alla citazione che mi appassiona.
In poche righe,(almeno) cinque aspetti importantissimi per la mia lettura:
1) il "nesso"
2) la "angolatura"
3) "verità" (e "storia")
4) "eternità" e "divenire"
5) la "dialettica" ("di Hegel");

in forma più succinta, gli elementi che suscitano il mio interesse in questo passo appaiono piuttosto così: 

i) eternità-divenire
ii) verità-storia
iii) dialettica;
è noto lo schema hegeliano dialettico ad andamento ternario: tesi-antitesi-sintesi - sul quale varrebbe la pena spendere molte più parole, e che tuttavia ci si limita a richiamare. Brevemente, questa struttura indica, tra l'altro, un modo di ragionamento capace di cogliere una trasformazione (un "divenire", storico) in una concatenazione di manifestazioni reali tali da segnare la diversità tra un passaggio e l'altro, e, tuttavia, al contempo, non-perdere il senso di una unità comune. 
Come è possibile ciò? Non si tratta qui di studiare la dialettica hegeliana, bensì di cogliere il senso di ciò che la legittima radicalmente - qualcosa che, universalmente, filosoficamente, tocca il vivere profondo di ciascuno, sazio o digiuno che sia di storia e lessico della filosofia. 
E' per questo stesso aspetto che quel "qualcosa", che il filosofare hegeliano è capace di cogliere, è tale da far presa in qualunque forma sulla nostra esistenza e sulla nostra quotidianità, andando a finire per intessere e colonizzare capillarmente la totalità delle manifestazioni dell'esistente. Così "qualcosa" che il pensiero difficilmente coglie sembra pervadere cionondimeno ogni cosa, fino a catturare noi stessi nella nostra stessa umanità; così quel "qualcosa" che parrebbe indefinibile-indecifrabile sembrerebbe riguardare tutto ciò che sembra importante, sia questo un sistema sociale, una disciplina scientifica, una fede religiosa, una filosofia - o, ancora più radicalmente, "la" società, "la scienza", "la" fede, "la" filosofia... L'economia, il mondo e così via, senza limite
La struttura dialettica chiama in causa essenzialmente prima di tutto il concetto (veramente difficile, senza neppure bisogno di apparire complicato) di una continuità che si manifesta in ciò che non è tuttavia mai identico a se stesso. Così le contingenze accidentali immanenti del quotidiano possono rinviare ad una trascendenza; il continuo divenire si con-stituisce nella stessa eternità, come in un paradosso; la storicità manifestata in "fatti" tutti conchiusi e morti trae vita da una "verità" che non muore. 
Davvero tutto sembra passare di qui! Come poter reggere tanto peso? 
Proprio questo è a sua volta in gioco: una totalità, infatti ("tutto"!) non si manifesta in quanto tale nella sua pienezza, bensì come sbocconcellata in frammenti non disgiunti l'uno dall'altro, un passo per volta, a piccole misure, via via accessibili. Si tratta di un aspetto ulteriore che entra in discorso, e che non merita qui approfondire. 
Come poter cogliere il cuore, il senso di ciò che passa in ciò che non passa, il senso di ciò che unisce in ciò stesso che separa? E' questo il "nesso". Il nesso, il collegamento, ciò che mette insieme, combina, collega (link), ri-combina - per ciò stesso anche distingue, separa, ripartisce. 
Il nesso, metaforicamente, è la nozione che risponde ad un concetto di ciò che si fa insieme sia ponte sia fossato. Esso è nello stesso oggetto, in apparente paradosso, ciò che segna la discontinuità e ciò che permette di collegare gli elementi separati. Una con-nessione si stabilisce tra oggetto e oggetto, così come tra momento e momento, tra fatto e fatto, permettendo di tracciare e di cogliere insieme ciò-che-è con ciò-che-non-è: così, attraverso la percezione di un divenire, si coglie il segno che significa l'eterno. 
L'"angolatura" (o, a volte si dice, il punto di vista) che cosa viene dunque a significare? Non si potrà più dire che a seconda del punto di vista, della angolatura che si assume, qualunque cosa possa essere qualunque altra, tutto possa significare tutto e il suo contrario, sia tutta questione di interpretazione etc. L'"angolatura", il punto di vista, non è il segno del qualunque-cosa che azzera ogni portato di senso: una angolatura fa parte del senso stesso della cosa che si coglie, si combina secondo il nesso, il senso di ciò che si con-stituisce dialetticamente in una verità non estranea alle forme di manifestazione del divenire, dialetticamente ed eternamente
Mentre si prosegue la lettura, l'altezza vertiginosa alla quale porta questa prima introduzione dell'argomento fa comprendere il valore della posta in gioco nell'opera. Buon proseguimento. 

 

 further readings:


Patrick Nerhot, La metafora del passaggio - Il concetto di tempo in sant'Agostino - Fondamento di una nuova etica, Cedam, Padova 2008 (332 pp.)
Patrick Nerhot, Ernst Junger-Martin Heidegger: il senso del limite (o la questione della tecnica), Cedam, Padova 2008 (255 pp.)
Diego Fusaro, Essere senza tempo - accelerazione della storia e della vita, Bompiani 2010 (411 pp.)
Patrick Nerhot, Diritto Storia (Saggio di filosofia del diritto), Cedam, Padova 1994 (232 pp.)


1 commento:

  1. Sul significato di "nesso" sembra interessante, in questo senso, Minima mercatalia, p.269: "Seguendo la figura hegeliana, il servo e il signore costituiscono i poli di una relazione dialettica, dapprima antitetici e opposti, poi ravvicinati in unità dal nesso che li unisce e, insieme, li separa". Ritorna in questo breve passo la concezione di un "nesso" come ciò che "unisce e insieme separa".

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